Anche il sindaco leghista di Sassuolo ha dato una mano alla famiglia di Giulio Regeni, lo studente torturato e ucciso dai servizi segreti egiziani di cui si chiede la verità giudiziaria al governo di Al Sisi.
Il primo cittadino della comunità emiliana dopo aver rimosso dal municipio lo striscione che chiede ” verità per Giulio Regeni” ha dichiarato che lo ha dovuto fare perchè il manifesto era impolverato.
Buon cuore di papà, si dice, la pulizia anzitutto.
Già il super governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga aveva sfilato lo striscione dal palazzo della Regione di Trieste con il motivo che non è giusto ostentare il ” pensiero unico”.
Giovanni Toti lo ha ripreso, e pure la pubblica opinione in generale: la mancanza di tatto e di misericordia si unisce alla maldicenza insita in certe posizioni politiche fascio – leghiste.
Il Friuli Venezia Giulia era in mano al centrosinistra, Sassuolo pure, non mi vengano a dire che la scelta di togliere una striscione che è nella coscienza di tutti, sia un’operazione di presunta razionalità amministrativa.
I due leghisti hanno forse in comune l’acrimonia verso un italiano che non rispecchia il loro prima gli italiani.
Giulio Regeni era uno studente brillante, un ricercatore sensibile ai problemi dei lavoratori, un giovane che aveva scelto di studiare sul posto le contraddizioni della globalizzazione in Medio – Oriente.
Era progressista, quindi per alcuni leghisti potenzialmente comunista e radical chic.
La miseria morale dei banalizzatori del male è pari alla spocchia di chi vuole rivoluzionare il pensiero unico con un pensiero originale: cattivi si vince, buonisti si perde.
Per stima e affetto verso la famiglia Regeni e in memoria di Giulio mi fermo qui.
E-Book e cartaceo su Amazon Kindle e Libri
Rispondi