OGGI sciopero nazionale di otto ore degli operai metalmeccanici con manifestazioni in corso a Milano, Napoli e Firenze.
Per noi giovani degli anni settanta lo sciopero degli operai metalmeccanici era il segno della potenza della lotta di classe e dell’emancipazione di quello che una volta veniva chiamato proletariato industriale.
Ai cortei partecipavano studenti di licei e università, gruppi della sinistra extraparlamentare,sindacati di tutti i tipi ( non quelli fascisti, ovvio), per una marcia del lavoro che immediatamente trovava riscontro nei Palazzi della politica.
Questa manifestazione indetta contro la contrazione della produzione, contro la crisi post – industriale, i licenziamenti, gli infortuni sul lavoro, rimette forse per un giorno, al centro della scena, chi produce la ricchezza, chi manda avanti i profitti, chi rende possibile gli investimenti, chi insomma plasma l’esistente per esserne espropriato dai padroni di sempre.
Non è un discorso da nostalgici operaisti, ( ma se lo fosse non ci sarebbe nulla di male).
La richiesta che viene fatta a imprenditori e governo di rimettere al centro il lavoro e gli investimenti dovrebbe andare bene a tutti, visto che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto viene rimarcato in tutte le sedi il problema che l’Italia è ferma, che gli investimenti non ci sono, che la disoccupazione aumenta ecc.
Ma non sarà così.
Gli operai sanno per primi che sono sulla difensiva, che per loro dietro l’angolo c’è delocalizzazione, aumento dello sfruttamento,ricatto continuo di chi dice loro ” lavora e taci perchè siamo tutti sulla stessa barca” e poi l’apocalittico tema della robotizzazione del lavoro.
I lavoratori dell’Ilva, che si ammalano di cancro per essere messi in cassa integrazione, dovrebbero essere di diritto l’avanguardia di questo nuovo e antico proletariato che la sinistra ha dimenticato in modo vergognoso, che gli intellettuali non hanno più incensato: gli operai non sono più di moda, sopratutto se sono conservatori e votano Lega.
La solitudine della classe sconfitta, però, può essere superata se la lotta della classe operaia diventa solidarietà con gli ultimi, con i migranti, con gli emigrati, con gli antifascisti, con le donne vilipese con tutti gli altri lavoratori
Aveva ragione Karl Marx: l’emancipazione della classe operaia è l’emancipazione di tutta la società.
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