C’è anche Trump a celebrare lo sbarco in Normandia, ci vorrebbero anche Salvini, Orban,Le Pen, e tutto il nostalgico fronte anti liberale, anti – socialista e xenofobo.Noi siamo e saremo sempre dalla parte dell’antifascismo.
Tratto dal 1939 – 1945 IL racconto della guerra giusta, la vittoria della democrazia vol.II
1944 I GIORNI PIU’ LUNGHI
“Il giorno più lungo”, il 6 giugno del 1944, si dice sia un’espressione riferita da Rommel al suo aiutante di campo Lang.
Durante un’ispezione, guardando una spiaggia deserta, disse:” le prime ventiquattro ore dell’invasione saranno decisive (…) Tanto per gli Alleati, quanto per la Germania, quello sarà il giorno più lungo”.
Ma proprio Rommel, colui il quale era stato delegato da Hitler a scatenare l’inferno sugli Alleati quella notte dormiva beatamente nella sua casa circondata da petali di rose a Herrlingen.
Degli alti ufficiali addetti al Vallo Atlantico la notte del 5 giugno pochi erano in servizio; il Quartier Generale del Fṻhrer avrebbe in seguito aperto un’inchiesta.
Il motivo di tale rilassatezza è da spiegare con il fatto che i tedeschi non solo erano privi di informazioni sul luogo dello sbarco, ma avevano pure sbagliato le previsioni del tempo.
Ike Eisenhower nel suo diario di guerra spiega così la faccenda:
“Il 5 giugno era il gran giorno previsto, il famoso D – Day; senonchè i bollettini ricevuti l’antivigilia erano stati così sfavorevoli, che alla riunione della mattina del giorno 4 decisi che era necessario un rinvio di almeno 24 ore (…).
La mattina del 5 giugno le condizioni atmosferiche erano migliorate solo lievemente, ma le previsioni per il giorno seguente lasciavano sperare in un miglioramento (…).
La data dell’invasione poteva essere fissata al più tardi per il 7 giugno, ma era impossibile rimandarla di altre 24 ore perché le navi destinate al bombardamento, che erano già salpate il giorno 3 dalle loro basi settentrionali, avrebbero dovuto rientrare in porto per rifornirsi di combustibile.
E alle 0,40 del 5 giugno decisi irrevocabilmente di lanciare i miei uomini nella lotta finale il giorno successivo”. Cfr.Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale op.cit. n54, pp.423,424
L’angoscia di Ike era comprensibile, l’insperato miglioramento delle condizioni atmosferiche, annunciato dal colonnello Stagg per il 6 giugno, avrebbe comunque soddisfatto i requisiti minimi per lo sbarco.
“Sono dell’idea di dover dare l’ordine”, disse Eisenhower e la macchina si mise in moto.Nella notte fra il 5 e il 6 giugno mentre i convogli si riunivano per gli sbarchi iniziali la più grande offensiva alleata della storia in Occidente iniziò con il lancio di alcuni manichini di gomma dotati di paracadute raffiguranti paracadutisti che toccando il suolo facevano scoppiare dei petardi come in una festa paesana.
I tedeschi, che se la presero coi manichini, capirono tardi che quei burloni di americani e inglesi facevano sul serio.
7.000 imbarcazioni avrebbero solcato il mare portando in Francia il contingente alleato,30 navi da guerra avrebbero investito la costa francese di un volume di fuoco terrificante.10.000 aerei avrebbero solcato il cielo della Normandia, 150.000 uomini sarebbero sbarcati sulla costa francese. Omar Bradley, responsabile dell’intera armata, avrebbe dovuto prendere terra a Utah e a Omaha Beach con l’appoggio di due unità aviotrasportate, la 82a e la 101a che avevano il compito di rendere sicure le operazioni nelle retrovie.Venti minuti dopo la mezzanotte i primi paracadutisti inglesi si lanciarono dagli aerei e i piloti dei primi alianti si liberarono dei rimorchiatori.Poi, un’ora più tardi, gli americani della 101a e della 82a toccarono il suolo.La notte buia e le condizioni non ideali portarono parecchi reparti a disperdersi.I tedeschi avevano allagato vaste aree attorno al fiume Merderet e nell’entroterra delle spiagge, molti parà annegarono perché troppo appesantiti dall’equipaggiamento, oppure perché soffocati dal paracadute.
I tedeschi, che all’inizio furono colti con le “braghe in mano”, credevano che gli Alleati fossero dappertutto perché questi cadevano dal cielo in ordine sparso perdendosi sul territorio.
La 82a che doveva catturare la cittadina di Sainte – Mère -Ềglise tagliando i collegamenti ferroviari con Cherbourg andò incontro ad un massacro in una situazione immortalata dal film “Il Giorno più lungo” di Ken Annakin, tratto dall’omonimo libro di Cornelius Ryan.
Il paracadute di un soldato restò impigliato sul campanile, si finse morto, per non farsi sparare dai tedeschi che nella piazza del paese presidiavano lo spegnimento dell’incendio della chiesa fatto dagli abitanti che si passavano i secchi d’acqua di mano in mano.
In quel caos i soldati tedeschi della contraerea del posto facevano il tiro a segno coi paracadutisti americani che scendevano dall’alto.
In quella notte si lottò con tale odio e tale asprezza da ambo le parti in un modo che, secondo alcuni storici, mai si sarebbe più visto sul fronte occidentale.
“(…) il cattivo tempo, la scarsa visibilità, il fuoco della contraerea, il fatto che tanti esploratori avessero toccato terra così lontano dalle zone che dovevano segnalare, tutto cospirò a che l’impresa, in molti casi rasentasse il disastro”.
Cfr. Larry Collins, op.cit. pag.83
I 18.000 uomini appartenenti alle divisioni 82a, 101a, e 6a britannica entrarono nella leggenda degli eroi di quello sbarco perché nonostante le difficoltà incontrate raggiunsero i loro obiettivi: la penisola di Contentin per gli americani, il canale di Caen per gli inglesi.
Alle 3 del mattino nella zona dello sbarco incominciò il cannoneggiamento a tappeto da parte delle difese tedesche.Il ritardo del comando tedesco fu elemento essenziale per la sconfitta della Germania.
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