C’è da piangere per quello che ha deciso Noa, una ragazza olandese di 17 anni, che ha scelto l’eutanasia per farla finita con la depressione e l’anoressia che le divoravano l’anima da quando era stata stuprata ancora bambina.
In Olanda, paese dove la dolce morte è possibile anche dai 12 ai 16 anni previa autorizzazione dei genitori, la notizia, dicunt, non abbia fatto molto scalpore.
Lì l’eutanasia è legge dello stato, e Noa è morta stringendo le mani della madre.
Non è che la ragazza non avesse lottato contro il suo male.
Aveva scritto un libro ” Vincere o imparare” per aiutare i giovani che come lei soffrono per il cancro della psiche, per la morte dell’anima,per la mancanza di senso verso la vita.
Si era anche sottoposta a cure: per chi predilige sempre giudicare quello che non si può giudicare,non è cosa di poco conto.
Sembra che Noa abbia detto su Istagram prima di morire,” in questo caso, amare è lasciare andare”, nel senso lasciatemi libera di morire.
L’infelicità del vivere, per Noa, era peggio della felicità della morte.
Certo che ora ci si interroga, giustamente, sul fatto che i medici dovevano aiutarla a vivere e non a morire, la sua depressione non la rendeva certo una persona libera.
Ma, senza cadere in frasi fatte, ma consapevoli della tragedia assoluta che ha colpito Noa e chissà quanti altri giovani e meno giovani, si può dire che la scienza può decidere come vivere e morire, e mai perchè vivere e morire.
Lo scrivo da agnostico: fra caso e necessità, rimane solo la fede nella ” terra alla terra, cenere alla cenere, polvere alla polvere”.
Anche se è possibile guarire da una malattia psichica.
Ciao Noa.
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