Si avvicinano le elezioni europee e quelle amministrative del 26 maggio e soprattutto a sinistra ci si chiede per chi votare oppure perchè non votare.

Salvini ha detto che quello del 26 maggio è un referendum sul futuro del governo e sulla sua persona: l’unico referendum decisivo però,  a livello politico istituzionale, fu quello fra monarchia e repubblica.

Sono ormai vent’anni che la domanda del voto o non voto, “ma perchè votare, ma perchè non votare “la fa da padrone per almeno il 50 per cento degli italiani e pure degli europei visto che i partiti storici del secolo scorso sono quasi tutti cambiati.

Lungi da questo blog dare indicazioni di voto il menu che viene proposto agli elettori è variegato e succoso.

Ma sostanzialmente si riduce a tre schieramenti classici come la pizza margherita: alla destra estrema con Salvini e Fratelli d’italia, al centro destra con Berlusconi, alla sinistra liberal democratica con Pd,alla sinistra socialdemocratica con Sinistra italiana.

Al centro ci sono i cinque stelle, con  la loro peculiare vocazione di un colpo al cerchio e di un colpo alla botte per convenienza.

Poi ci sono i comunisti di Rizzo,i verdi senza Civati, il più Europa della Bonino e la solita miniera identitaria dei  partitini con il prefisso telefonico.

Forza nuova, Casa Pound, nazisti di ogni risma sotto vari nomi si presentano ormai in tutta Europa se riescono a raccogliere le firme.

Niente di nuovo, dunque, e niente di decisivo anche.

Il 27 maggio scatterà il processo del lunedì delle promesse mancate  dei voti perduti e delle vittorie di Pirro: siccome ci sono anche le amministrative, ( Piemonte in primis), vi sarà il solito caos.

Chi perde in Europa magari vince nei comuni e viceversa, chi tracolla in Regione si riscatta in Europa per un parlamento che poi non esprime un esecutivo, ma solo commissioni.

Vinceranno tutti, è assicurato.

Per cui votare o non votare diventa un problema più personale che politico. Se voto a sinistra quello che mi rappresenta rischio di essere minoranza bastonata, se voto sul sicuro rischio di non cambiare niente, etc.

Se non vado a votare offendo la memoria sacra dei padri e dei nonni che si sono battuti per la democrazia e sprofondo nel mare del qualunquismo.

E’ un dramma? No di certo. E’ la crisi della democrazia, senz’altro. Ma il tutto si risolve sul piano dell’economia, se si va a sbattere ci sarà un governo tecnico, un governo del presidente, un governo di coalizione ecc ecc.

E l’Europa? Sai chi se ne frega è la vulgata generale.

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