Ormai secondo Christine Lagarde, direttore del Fmi, siamo davanti alla possibilità di una crisi mondiale.
Juncker è già al capezzale dell’Italia, l’Ocse sembra assuefatta a bacchettare la nostra economia.
Ma a Londra è crisi, in Francia non si ride, in Germania ci si ferma: mal comune mezzo gaudio?
Non sembra.
Il pianeta Italia, infatti, ha una sua vocazione peculiare, quella che la salva almeno in parte dalla macroeconomia globalizzata, dalla guerra dei dazi, dalla Brexit e dalle piaghe bibliche.
Ormai l’arte d’arrangiarsi ha un suo statuto fondativo fatto di quotidiana sopravvivenza al sud, nelle regioni più povere da sempre, e pure al nord e al centro vicino all’Europa che conta.
Ieri il nuovo Pd di Zingaretti ha incontrato i sindacati allarmati per la crisi economica.
E’ vero che il governo con le dichiarazioni rassicuranti di Conte e soci sembra assente, ma, bisogna essere onesti:bassi salari, disoccupazione,caporalato diffuso, sfruttamento bestiale non sono novità imputabili solo ai penta-leghisti fascistelli.
Siamo tra gli ultimi fra i paesi europei da quasi vent’anni per il livello delle retribuzioni, per il tasso di corruzione, la mafia dilaga nonostante tutto e la famiglia patriarcale, superata dalla modernità, vive nell’ economia domestica che trasferisce dai nonni, ai figli, ai nipoti quel che resta dell’economia reale.
Ci salviamo perchè sappiamo che lavoro nero, lavoro precario, doppio lavoro unito forse al reddito di cittadinanza potranno farci tirare avanti, in attesa dell’ennesimo miracolo di S. Gennaro.
Infatti se in Italia tocchi l’economia sommersa e criminale crolla l’impalcatura, ormai più che senso comune la malignità sembra buon senso.
Per cui quando i sindacati confederali e la confindustria si mostrano preoccupati per le sorti del lavoro in Italia non viene da ridere, viene solo sonno per la stanchezza del ripetersi del piano straordinario per l’occupazione.
La mancanza di un new deal nel contratto di governo è grave, ma la dimenticanza di un aumento dei salari, della detassazione fiscale,della tassazione sulle grandi ricchezze e di un deciso incentivo all’istruzione qualificata, tanto per citare obiettivi europeisti, è sotto gli occhi di tutti.
E’ questo, credo, un programma da sinistra italiana “normale”.
L’azione di forze onestamente socialdemocratiche, di una sinistra che non dice più “di non avere paura delle macerie perchè erediterà il mondo”, ma che prova a rimuovere subito le macerie strutturali del nostro paese, dovrebbe essere una normalità.
Ma le nostre socialdemocrazie, liberal democrazie e autocrazie sanno che cosa è il voto di scambio fra corporazioni, il condono pronto cassa, il tirare a campare del mangia la minestra per non saltare dalla finestra.
La forza dell’Italia che “desiste” è che tutti sanno tutto, basta che non si tocchi il malloppo vero, perchè mare, sole e pomodori raccolti a due euro all’ora dai disgraziati di colore non difetta.
Bisogna averlo in testa, sempre.
In tutto questo le emergenze degli sbarchi, della sicurezza, della legittima difesa sono delle scemenze grottesche di cui dovremmo vergognarci.
Il nuovo fascismo poi è la ciliegina sulla torta, ma in questo siamo in buona compagnia.
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