Mi ” piace”secondo il filosofo tedesco E.Kant era troppo soggettivo per avere un criterio di autenticità.

Sosteneva infatti che il piacere è individuale,mentre la bellezza è oggettiva, anche se non ontologica. Vuol dire che il bello è armonia, mentre la verità è un ‘altra cosa.

Pure Benedetto Croce differiva da estetica e veritas.

Solo che  il bello o il gusto sono diventati sinonimo di verità.

Oggi che non c’è più verità alcuna, oppure che l’unica verità è che non c’è verità, il mi piace, tradotto con “i like “per via del web, impera a tutti i livelli, sembra insostituibile anche nel parlare comune.

Ad esempio quando si parla di calcio una volta si diceva quel giocatore è forte, oppure è scarso, oppure è mediocre, oppure è un campione.

Oggi si dice che il giocatore X mi piace, oppure non mi piace.

Come sia veramente il giocatore, bravo oppure no, è secondario rispetto al mio giudizio.

Lo si dice perchè da un parte le certezze dei valori sono a zero,dall’altra parte il” mi piace”  denota un livello di libertà espressiva mai raggiunto prima.

Potevi dire Togliatti mi piace? No. Potevi dire negli anni settanta Mao mi piace. No. Oggi può dire Trump mi piace come dicessi mi piace per una bibita.

In politica, dunque,è ancora peggio: Salvini,Di Maio,  Renzi ecc li si giudica molte volte dal piacere che suscitano nel parlare, nel muoversi, nel vestire, nel come sono fatti, non per quello che hanno fatto o hanno detto o non hanno fatto e detto.

Senza aver la presunzione di impartire a nessuno lezioncine alla Alberoni, senza voler fare della questione un fatto di allarme culturale, si può però affermare che quello che conta non è più la verità, ma come viene detta la menzogna.

E non si tratta di fake news, termine che vuol dire balle, piuttosto superficiale ( la fake news esiste da Adamo ed Eva).

Si tratta di nascondersi nella soggettiva insindacabile della democrazia diretta e facilona.

Si tratta di osservare a malincuore che l’autoinganno, il nascondersi dietro un paravento politico o culturale ecc è il mezzo migliore per ingannare se stessi e gli altri.

Tutto è diventato un mezzo che si usa per sè, gli altri, il mondo, sono solo un particolare nemmeno necessario.

Si può essere felici, estremamente felici, vivendo di menzogna e nella menzogna: viene chiamata auto referenzialità, in altri termini egoismo contrabbandato per sensibilità  soggettiva.

Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace è vero, ma uno non può dire che Bersani sia più bravo di Togliatti a far politica, che Salvini è meglio di Mussolini etc.. e che Lapadula sia meglio di Pelè.

Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello che bello ( vedi Arbore e compagni), non fa più ridere, nè piangere.

E “in verità, in verità vi dico” lo diceva solo uno. Da sempre.

Nei rapporti sociali ed affettivi il “mi piace”, comunque, è di tutti. E dipende dal gusto.

 

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