Te lo do io il Brasile era una trasmissione televisiva del 1984 con Beppe Grillo( cfr Wikipedia ,ovvio).

Oggi è  la battuta  che definisce una realtà politica che ha visto il trionfo di un fascista dichiarato: omofobo, razzista, con mentalità golpista paramilitare.

Jair Bolsonaro, questo il nome del vincitore, è diventato presidente come  leader di una destra che sogna il liberismo, che agita il vessillo di un ” Grande Brasile”, nel solco del nazionalismo trito e ritrito in  auge in questi tempi.

Ha vinto le elezioni presidenziali con il 55, 1 dei voti su Fernando Haddad,intellettuale di sinistra, successore di Lula, che ha fatto quello che ha potuto dopo la forzata defezione del leader storico del partito del lavoro messo in galera per corruzione e condannato  in secondo grado.

Il problema dell’ordine pubblico e della lotta alla criminalità ( il totem della sicurezza),anche in Brasile ha funzionato a dovere.

Non che il problema non esista a quanto dicono le cronache.

Ma il repulisti di Bolsonaro riguarderà pure la sinistra, i comunisti e i democratici che si sono battuti per trasformare uno dei paesi  potenzialmente più ricchi del mondo ma con disuguaglianze deprecabili in un paese democratico e progressista.

Iperliberismo in Economia, armi facili alla Trump,  la riduzione della spesa sociale a cominciare dalle pensioni, sono la ricetta di un ex militare che ragiona con il fucile, come Trump e come mezzo mondo finito all’estrema destra.

Come si noterà Lula e il partito dei lavoratori  sono accusati di corruzione; un classico di tante  democrazie che si sono schiantante sotto l’accusa di aver tradito ” il popolo” per interessi personali.

Jair,( che ci ricorda la grande ala dell’Inter di Herrera), ha promesso lo scalpo di Battisti, ma per ora il potere giudiziario in Brasile è indipendente dal potere politico.

Riflessioni amare per la sinistra nazionale e internazionale non mancano, anche se il segno dei tempi è questo.

Feltrinelli, Amazon, IBS,Mondadori store ecc

copertina_raccagni_CMYK