1940. FINALMENTE LA RESISTENZA
I superstiti del ridottissimo esercito norvegese si raggrupparono alla meglio per opporsi all’avanzata tedesca.
Oslo, la capitale, il 9 aprile era stata occupata da una mezza compagnia di soldati tedeschi con una facilità che rasentò il ridicolo. Se rammentiamo cosa è accaduto a Varsavia, qui possiamo dire che la guerra nazi-sta non solo fu facile come una scampagnata, ma non fu per niente cattiva.
Basta pensare che nelle strade della capitale i cittadini si misero a guar-dare gli occupanti con la curiosità dei bambini che guardano cosa fanno i grandi.
E i tedeschi li lasciarono fare, anche perché in loro intravvidero gente di pura razza ariana.
Le truppe aviotrasportate tedesche avanzarono con la fanfara in testa nel centro di Oslo.
D’improvviso la radio annunciò che il re si era spostato ad Hamar e che al suo posto era stato insediato il governo di Quisling.
Con la voce rotta dall’emozione veniva annunciato alla radio un immi-nente attacco aereo inglese contro la capitale occupata dai tedeschi.
Quello che non era accaduto per l’arrivo dei nazisti, accadde per il ven-tilato arrivo degli inglesi: il panico generalizzato si impadronì dei citta-dini norvegesi che scapparono in tutte le direzioni per evitare il bom-bardamento alleato.
Alcuni becchini che stavano trasportando una bara la lasciarono in mezzo alla strada.
Dove nacque allora lo spirito di resistenza norvegese?
Il re aveva già respinto, come abbiamo visto, le proposte dei tedeschi. Quando l’ambasciatore tedesco a Oslo, Bräuer, si recò a parlamentare con Haakon VII, trovò le istituzioni compatte nel negare riconosci-mento al famigerato governo Quisling.
Prese tempo il sovrano norvegese, sapeva che i tedeschi erano capaci di qualsiasi colpo di mano contro la sua persona.
Da Elverun si trasferì a Nybergsund per riunire i membri del governo, tutti si dimostrarono compatti nello schierarsi con il re e il Parlamento
legittimo. La resistenza cominciò in Europa dalle bianche nevi di Norvegia.
Se in Polonia i resistenti erano convinti, come lo saranno in generale le popolazioni dell’est, che l’opposizione al nazismo era una questione vitale, per i norvegesi si trattava di una scelta politica, di un atto di ribellione verso lo strapotere fascista che si stava abbattendo su tutto il mondo occidentale.
I tedeschi rimasero stupiti da tale scelta.
Nel grande impero Nordico profetizzato da Rosenberg non c’era posto per gli ebrei e le altre razze, ma per i Nordici norvegesi, ammaestrati dal nazionalsocialismo, certamente sì.
I nazisti, respinti da una razza uguale e ariana, l’11 aprile furono capaci di distruggere il villaggio di Nybergsund in cui ancora si trovavano il re e i suoi consiglieri.
Il monarca non ebbe paura di prendere armi e bagagli e di rifugiarsi nei boschi vicini per evitare la furia omicida dei tedeschi.
Per circa due mesi fu lotta senza quartiere fra la resistenza norvegese e le truppe del Terzo Reich.
Era chiaro che non c’era partita.
La Luftwaffe fece la differenza.
Parlare di lotta disperata dei norvegesi in una guerra già persa è giusto fino ad un certo punto, ma le peregrinazioni regie in cerca di un capo-saldo difendibile danno la misura della grandezza del re di Norvegia.

 

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