L’utopia del 68’ sembrava non finire mai.
Il prolungamento dell’età giovanile all’indefinito aveva un fascino esistenziale superiore a qualsiasi altro desiderio materiale.
Si viveva nel liquido amniotico della rivoluzione permanente, se qualcuno cominciava a pensare al futuro da un punto di vista piccolo – borghese veniva considerato un infelice.
Il Movimento era una splendida miscellanea di giovani borghesi generosi, illuminati, con futuro assicurato e di giovani piccolo –borghesi e operai che sognavano di non fare la fine dei loro padri: pochi soldi, molto monotono lavoro e tanti sacrifici.
Finchè durava quel meraviglioso indefinito dove i contrari stabilivano una perfetta armonia tutto poteva resistere per altri cento anni.
L’importante era che il tempo si cristallizzasse in un vitalismo rivoluzionario che non facesse pensare ad un futuro banale, da gente qualunque.
In fondo il gioco era così scontato che romperlo sembrava un delitto.
Il popolo del tirare a campare, quello che mette insieme la rata della macchina alla rata del mutuo per la casa, non è che fosse disprezzato perché era il referente sociologico del proselitismo rivoluzionario.
Ma l’avanguardia comunista non poteva affogare la vocazione romantica dello Sturm und Drang nella quotidianità.
Per impadronirsi della storia bisognava schifare la cronaca, l’importante era che qualcuno pagasse la bolletta della luce o le vacanze al mare.
TRATTO DA ROMANZO ARMATO lulu.com
3 gennaio 2018 at 11:51
ciao grazie per il tuo intervento.all’inizo il 68 fu una liberazione dal conformismo, poi, come dici tu, un’immersione nel sociale, oggi ( capanna docet e non solo) è classe dirigente con pochi capelli e nessuna idea. Ciaoooooooooooo
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2 gennaio 2018 at 20:29
Non eravamo così romantici e sulle ali rivoluzionarie, abbiamo tentato un’immersione nel sociale, specialmente nei primi anni ’70, mercatini, autoriduzioni, occupazione case, poi prevalse l’intervento politico – amministrativo e fummo risucchiati nel gorgo.
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