Guai se non ci fosse un Natale del consumo, non si consumerebbe il Natale.

In questi giorni vedi ragazzotti sfrecciare su motociclette, motorini, monopattini a consegnare pacchi di Natale.

Bene, dici, qualche disgraziato ha trovato un posto di lavoro, almeno a tempo determinato.

Sono lontani, quindi, gli anni in cui si contestava alla Rinascente di Milano la società dei consumi durante i giorni delle feste natalizie.

Il consumismo ha sconfitto il comunismo di guerra, se non consumi non dai lavoro, secondo alcuni, secondo altri, manco mangi.

Ci sono anche quelli che siccome vivono nella opulenza tutto l’anno, a Natale fanno i moralisti sui consumi popolari.

Hanno scoperto quello che sta dietro Amazon o qualsiasi altra multinazionale dell’e- commerce: sfruttamento bello e buono, diremmo bestiale.

Hanno intervistato  i lavoratori che hanno fatto sciopero a Piacenza nel capannone Amazon: ritmi infernali, manco la pausa per pisciare, come fossimo Generale dietro una collina, spirito del denaro su tutto.

Non è una scoperta, nè una denuncia, questa. Anche dietro le piramidi c’era il lavoro degli schiavi e i palloni dei mondiali di calcio sono manufatti dello sfruttamento minorile ecc.

Il consumismo come ideologia natalizia significa  avere un lavoro, avere una pensione, avere cura di se stessi nel  tempo libero. Se hai queste cose puoi consumare  quel tanto che basta per salire a bordo, diventare un cittadino che può anche permettersi di pensare ai più poveri.

Tipo, “la vita è una cosa meravigliosa”  film dei fratelli Vanzina

Il sentimento di fratellanza Natalizia, crea l’ occasione per l’acquisto.

Più BENI NATALIZI, più Buon Natale,anche per chi sta non troppo bene, anzi male.

Il Natale vero,nella sua evocazione migliore, non c’è più. C’è solo consumo, con la sua melensa filosofia stracciona. Se poi è l’occasione per riposare e ritrovarsi, meglio.

Aria fritta,sì, ma almeno Babbi Natale di tutto il mondo unitevi!