Quando sono stati intervistati gli operai dell’Ilva di Genova che entravano al lavoro, al buon Bersani, ospite di Piazza Pulita, è venuto un coccolone.

Con molta semplicità hanno ribadito che loro a votare non ci vanno, che Bersani e D’Alema se ne sono accorti troppo tardi dello spostamento al centro del Pd, che non c’è più nulla a sinistra.

Ma anche che non c’è più nulla che li rappresenti.

Le amministrative hanno sancito quello che già si sapeva.

I  Cinque stelle sul territorio contano poco, il loro modello di democrazia diretta finisce spesso nell’alterco, nel raccontare l’onestà dei cittadini, soprattutto se pentastellati.

Il Pd fa ammucchiate con tutti nelle liste civiche.

La Lega e Forza Italia sono tornati al 1994 prive di idee,ancorati alla spartizione di poltrone.

La sinistra è quella che è parsa più ” leggera”, meno incisiva.

Non è riformista, non è radicale, non assomiglia alla socialdemocrazia tedesca, non ha nulla di Corbyn, poco della sinistra spagnola, greca, francese.

E’ presuntuosa quando si crede ancora comunista, è presuntuosa quando, dopo aver  lasciato per anni classe operaia, giovani e proletari nella solitudine sociale vuole  redimerli dicendo che il male della sinistra è Renzi.

Fosse vero.

Renzi ormai ha perso la bussola di un riformismo alla Blair, ma Pisapia, l’unico papa straniero in grado di fare l’Ulivo 2.0, rimane intrappolato fra una Sinistra italiana che non si vede, e un art. 1 che si vede solo se sta ancora con il Pd.

Insomma non c’è un progetto di unificazione del proletariato del terzo millennio, non c’è un grido di dolore netto e preciso sull’ingiustizia sociale.

L’italia è da 8 anni in crisi, i salari sono bassissimi, la disoccupazione imperante e tutta la sinistra, moderna e antica, moderata e sedicente radicale, pensa a come  conquistare un posto in qualche circoscrizione.

Per governare cosa?

Questo in sintesi pensano semplici operai, semplici intellettuali, semplici proletari, e quando scrivo semplice, scrivo schietto, vero.

Tornate alle fabbriche, tornate in mezzo a chi soffre, e poi parlate di politica, cari i miei compagni sinistri.