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La Storia sono Loro

– storia e storie della democrazia –

10.5 I Governi passano, corruzione e mafie restano dal 1861..

..Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ora agli arresti domiciliari e la sua compagnia cantante, saranno pure innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma lo stile di lavoro del sistema dell’ex brillante giornalista Mediaset ricorda Mani pulite, corruzione,favoritismi, intrallazzi, ombre amministrative che diventano tenebre sulla res – publica.

La procura sta tuttora indagando su affari  e appalti collegati al salone Nautico.

In  casa dell’imprenditore Aldo Spinelli,leggendario presidente che portò il  Genoa nel 1985 alla finale di Coppa Uefa,sono stati trovati e sequestrati dalle Fiamme gialle contanti per 220.000 euro, sono coinvolte nell’inchiesta della procura,durata quattro anni, trentacinque  indagati.

Toti, detto Giovanni, come Meloni detta Giorgia, si dice tranquillo, e questo è un bene per tutti; per i cittadini della Liguria, di Genova, La Spezia,per la democrazia,per l’Italia intera, nonchè per l’Europa e per il mondo visto che siamo un paese del G7…

Ma non si può dire che sia una notizia bomba, soprattutto quando scavando si scoprono infiltrazioni mafiose per racimolare voti ,complicità nell’aggiudicarsi favori e lussi per avallare la logistica del porto di Genova.

Emanuele Signorini, autorità portuale che favorisce Spinelli nell’aggiudicarsi il terminal portuale Rinfuse,passa una notte da sogno all’Hotel de Paris Di Montecarlo per le sue benemerenze  verso l’ intrallazzo, compiacente Toti, detto Giovanni.

Naturalmente i giustizialisti di Forza Italia e Lega contro Emiliano e De Caro a Bari, oggi sono garantisti con Toti, il ministro della Giustizia Nordio, quando parla di giustizia a orologeria, dimentica che il ministro della giustizia è lui: Fratelli d’ Italia aspetta il rinvio a giudizio ufficiale,il centro destra è agitato per le elezioni di giugno.

PD e Sinistra italiana e MCS chiedono, invece,le immediate dimissioni da presidente di Toti e nuove elezioni regionali.

Il triangolo delle Bermude Totti – Spinelli- Signorini sembra ne abbia fatte di tutti i colori, i governi passano,ma corruzione e malaffare restano, come ennesima autobiografia della nazione nel quadro desolante di una classe dirigente meschina e ipocrita.

La mafia regna sovrana nella collusione con poteri pubblici e con pezzi di Italia destrorsa e fastistoide,anche se è sbagliato generalizzare perché vi sono amministratori probi e onesti a sinistra,ma anche a destra e viceversa.

E poi parlano di disaffezione dei cittadini verso la politica e di antipolitica nell’ Italia finalmente libera dalle sinistre.

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13.5 – La guerra dei caporali nazifascisti e del Re sciaboletta

Brano tratto dall’ e book 1940 La guerra dei caporali nazifascisti di Pierluigi Raccagni completamente gratuito dal 13 al 16 maggio

Le paure di Vittorio Emanuele III lo portavano ad un opportunismo politico senza precedenti

Il Re, secondo un generale dello Stato Maggiore, era anti-tedesco, anti- inglese, anti-francese e persino anti-italiano.

Si aggrappava disperatamente alla saggezza di Mussolini che gli aveva tolto di mezzo il movimento operaio, il socialismo e il comunismo da almeno vent’anni.

Ma faceva di tutto per spingere Mussolini verso il non intervento facendo leva su Ciano, e anche sul Vaticano, che in questi casi avrebbe

dovuto mostrare ragioni più che sufficienti per evitare la guerra all’Italia.

Quando Mussolini informò il Quirinale che ormai era palese che le potenze occidentali avrebbero perso la guerra e che l’Italia poteva chiedere, entrando in guerra, Malta, la Corsica, Gibilterra, la Tunisia e Suez, le certezze neutraliste del Re meschino parvero vacillare.

Il Re sapeva, comunque, che i Balbo, Caviglia, De Bono, Badoglio, il duca Amedeo d’Aosta, erano contrari all’intervento, data l’imprepara- zione militare dell’esercito e la pochezza quantitativa dell’aviazione.

Ma era troppo ingordo per essere sincero.

Ciano, che di cinismo ne aveva da vendere, amava ripetere che il Re “vorrebbe che entrassimo solo per raccogliere i pots cassés”.

Vittorio Emanuele non disdegnava di fare il filo-tedesco quando ricor- dava che “i tedeschi sanno fare la guerra”, e che “gli assenti hanno torto”.

Detestava i francesi che gli avevano rubato Nizza e la Savoia, era contro gli inglesi che lo consideravano un re di basso rango.

Giorgio Bocca nella “Storia d’Italia nella guerra fascista 1940-1943” li- quida in due righe le velleità di un piccolo re: “Nel suo piccolo machia- vellismo, nella tradizione familiare dell’intrigo egli non sa vedere nella storia né la generosità, né la tragedia”.

Il cardinale Schuster portò un messaggio di Pio XII per scongiurare l’entrata in guerra dell’Italia.

Monarchia e fascismo, dunque, se la intendevano a meraviglia, non c’è che dire.

Chi sosteneva e sostiene che in quei momenti cruciali della storia d’Ita- lia Mussolini e il Re avessero a cuore le sorti della nazione, perché in caso di non intervento l’Italia sarebbe stata occupata dalla Germania di Hitler, diceva e dice il falso, mente sapendo di mentire.

Il Duce e il Re erano corresponsabili di quello che stava per succedere, erano consapevoli che l’impreparazione militare era maggiore di quella della prima guerra mondiale, eppure vollero giocare d’astuzia come due bari, due commedianti da strapazzo.

Il popolo italiano ne fu la vittima, anche se molti ne furono consenzienti in buona o cattiva fede non importa.

Ogni popolo ha il governo che si merita.

Al di là di ogni revisionismo storico che pretende di fare di Mussolini e il fascismo dei martiri incompresi che salvarono l’Italia da Hitler e dal nazismo, (quante brutte storie a proposito si sono sentite negli ultimi anni), il fascismo italiano e quello tedesco si sintetizzarono a meraviglia sul piano dell’imperialismo e della guerra, non certo su quello militare: la palla al piede per i tedeschi saranno sempre gli italiani.

In Italia industriali, agrari, parte della piccola borghesia, parte del clero avevano salutato la Marcia su Roma come un atto salvifico per il paese, non bisogna dimenticarlo.

Così come la Marcia su Roma fu una rivoluzione simbolica con il con- senso della monarchia, anche la guerra, secondo Mussolini, doveva essere un espediente per mandare avanti la baracca.

8.5 Philo – Per i proletari: primum sopravvivere deinde Philosophari

Non sono solo Rushdie e Saviano a declamare all’ unisono che è meglio vivere che sopravvivere rilasciando un ‘ intervista alla Lettura.

E non sempre si tratta di donare un senso all’ oggettiva banalità del sopravvivere quotidiano.

A Gaza,ad esempio,sopravvivere è più importante di vivere in senso pieno e con questo non si vuole dire che il popolo palestinese non abbia ambizioni che vadano  all’ aldi là della mera sopravvivenza materiale, come non vi fosse desiderio di libertà ed emancipazione.

La libertà, che per il marxismo è la possibilità di realizzarsi nel lavoro senza diventare appendici di una macchina, oggi non esiste più.

L’ autonomia dei bisogni della classe operaia e in genere del proletariato vengono riproposti come residui di ideologie antiche,superate,sepolte dall’ IA,da internet,unite a sfruttamento plurisecolare per braccianti e operai che  permettono di riprodurci.

Chi può ritrovare se stesso  con il lavoro, nel ricambio organico fra uomo e natura,vive meglio di masse indeterminate che devono sposare lavori ripetitivi e alienanti nel regno dell’ utilitas ridotta a sopravvivenza nel consumo.

Nell’ideologia tedesca Marx immaginava donne e uomini che per metà giornata lavorano,poi pescano o leggono.

Marx filosofo aveva visto giusto.

L’ uomo, nell’ accezione di umanità,si sente libero solo nelle funzioni animali del mangiare bere,procreare, ma si sente schiavo quando lavora.

A Gaza e nel Terzo quarto – mondo acqua e latte e pane vogliono dire vivere,gli antibiotici fanno sopravvivere .

E il massacro quotidiano dei morti sul lavoro in Italia riguarda la sopravvivenza o il vivere?

La libertà per gli ultimi forse comincia dalla sopravvivenza.

Primum sopravvivere,deinde philosophari.

6.5 Elezioni europee: tutti contro tutti,fino al 9 giugno

Nell’ ultimo mese la battaglia infuocata fra PD e Cinque Stelle,Conte vs.Schlein,e poi Salvini verso Meloni,Tajani verso chi ti pare,Calenda contro Renzi,Bonino contro Calenda, è stato spettacolo non tanto deprimente, quanto noioso.

Al parlamento Europeo su Migranti e trattato di Dublino gazzarra deprimente,: Lega con Orban,Fdi e Fi con il centro,PD  contro i socialisti europei: l’ integrazione è lontana,le elezioni vicine.

Alle Europee si vota con il  proporzionale,i poli  non si possono fare,per cui in politica interna puoi trovare l’ accordo,in quella estera ognuno per sé,Dio per tutti.

Chi è invogliato ad andare a votare?

Certo votare potrebbe risultare un atto di buona volontà perché vuol dire comunque  accettare le regole  del gioco,come forma di rispetto verso le istituzioni.

E visto che ormai l’ astensione è alle stelle   il non  andare al voto non può essere manco un atto di astensionismo rivoluzionario.

Nel contempo scegliere il meno peggio è esercizio di sopravvivenza da decenni: insomma un vicolo cieco

La dialettica fra le parti è così logora, però,che non puoi fare finta di niente.

Perché poi si parla di tutto nei talk,meno di Europa che i partiti sono tutti pronti a fare a pezzi,ma a cui non vogliono rinunciare.

I bene informati hanno quantificato la spesa per presentare un deputato al Parlamento europeo: circa 200.000 euro.

Se si viene eletti in 5 anni puoi portarti a casa 1 milione di euro.

Lo so che sono discorsi populisti che lasciano il tempo che trovano.

Ma la ferocia con la quale la partitocrazia europea,che travalica le istituzioni,si contende il voto ci dice che posizionarsi in Europa è fondamentale, per poi contare in Italia, sul fronte di un potere plebiscitario ( Meloni),politico,elettorale,per chi conta come il due di picche.

Ci sono le leggi della guerra e ci sono le leggi del mercato politico,nessuno si deve offendere se la corsa del 9 giugno e’ diventata sempre piu’ una corsa verso il consiglio d’amministrazioune delle classi dirigenti. ( K.Marx docet) in Europa.

Quello che infastidisce,come al solito, è la retorica debordante verso un’ unità europea che risulta un indifferenziato hegeliano da notte nera delle vacche nere.

La presentazione della Meloni e altri leader per la competizione è ‘una truffa: nessuno dei big,tranne Renzi, così dice, andrà a Bruxelles.

Per me l’ unica ragione per andare a votare è Ilaria Salis.

3.5 Basta un piccolo caporale,non un generale,per essere un nazista

Brano tratto dall ‘ebook 1939 – 1945″ il racconto della guerra giusta” vol.I la svastica sull’ Europa completamente  tutto gratuito  da oggi al 7 maggio

L’EUFORIA DEL PICCOLO CAPORALE

Purtroppo lo svolgimento della campagna di Norvegia diede ancora una volta ragione a Hitler.

I tedeschi con due incrociatori da battaglia, una corazzata tascabile, sette incrociatori, 14 cacciatorpediniere e circa 10.000 soldati occuparono la Norvegia.

Il successo nazista, come già in Polonia, era attribuibile alla Luftwaffe che con i suoi 800 aerei riuscì ad intimorire la popolazione norvegese.

L’altra faccia della medaglia fu che il successo tedesco trovò giustifica- zione nella sconsiderata condotta dell’Ammiragliato inglese, che aveva le idee confuse su tutta la strategia tedesca nel mar Baltico.

Il 21 aprile a Lillehammer, a Nord di Hamar, vi fu il primo scontro fra truppe inglesi e truppe tedesche di tutta la seconda guerra mondiale. 

Si risolse con la vittoria dei tedeschi che avevano l’appoggio dei carri armati e dell’aviazione.

La notte del 29 aprile il re di Norvegia e i membri del suo governo furono presi a bordo dell’incrociatore inglese Glasgow, il primo maggio il governo fu trasferito addirittura a Tromsø, parecchio al di là del circolo polare artico.

Forse sulla luna i norvegesi avrebbero trovato un po’ di tranquillità.

Tutto andava a gonfie vele per il Führer che era così raggiante da voler invadere subito la Francia dopo tanta attesa.

Anche se il Führer, comandante indomito a cui andava tutto bene, aveva palesato momenti brutti in varie circostanze.

I comandanti della Wehrmacht, Göring, Brauchitsch, Halder, Keitel, Jodl, Raeder, durante la campagna di Norvegia, avevano avuto la sen- sazione che Hitler, per rovesci militari anche di poca entità, perdesse la testa.

O meglio, passava da euforia a depressione, troppo facilmente.

Ma era solo una sensazione.

E poi non era il caso di sottilizzare con introspezioni psicologiche sul brutto carattere del Signore del Male.

La Germania non perdeva un colpo, gli alleati arrancavano. Austria, Cecoslovacchia Polonia, Danimarca, Norvegia: l’uso della forza aveva fatto dei tedeschi degli invincibili guerrieri, l’onda d’urto del nazifascismo sembrava inarrestabile.

1 maggio /Riscattarsi dai disvalori della “società signorile di massa”: sfruttamento a consumo…

Primo maggio di lotta, ma non di governo per milioni di lavoratori.

Luca Ricolfi con il libro” La società signorile di massa” voleva certificare che anche in Italia abbiamo raggiunto livelli di benessere inimmaginabili.

Non credeva ,forse ,che la società signorile di massa ora è rappresentazione sociologica che in fondo compiace il governo Meloni,Giorgia per gli amici.

I dati del Pil sono da cuccagna,cresciamo più della Germania,nelle eccellenze alimentari,nella moda, nel mobile,nella meccanica di precisione etc, siamo tra i primi al mondo,dicono le statistiche.

Se non fosse per il  Super bonus edilizio del governo Conte il nostro debito pubblico,135 per cento…scenderebbe al secondo posto.

Ma the rush to the  Gold del consumismo di massa oggi si trova nel regno della  sciatteria per quanto riguarda beni essenziali come sanità e istruzione.

Non solo.

L’ Italia del G7, che si è garantita uno status di benessere fra i più alti al mondo,ha il record secondo l’ Ocse, di analfabetismo funzionale,mentre i giovani laureati emigrano per i bassi salari.

Lo sfruttamento è rimasto bestiale, soprattutto per i migranti accasati con la lotteria della fortuna, per evitare una pietra di inciampo come Cutro e le morti sul lavoro sono da plotone di esecuzione.

Siamo un popolo di benestanti a metà prezzo,e di morti di fame in tante aree del paese.

Niente di nuovo,si dirà,ma chi dalla società signorile di massa è passato alla società dell’indigenza di massa,si chiede perché viviamo in uno stato di inerzia democratico da fare paura,dove pure il PNRR,che  doveva inaugurare un nuovo Risorgimento sta passando in cavalleria.

Nb Il governo darà un bonus di 100 euro lordi,una tantum, a chi percepisce 28.000 lordi l’ anno.

Una mancia pre elettorale.

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Allarmismo perbenista e reazionario : 4 spintoni fanno gridare alle Br

Incidenti a Roma,Milano,Napoli,,Torino,aggressione ai poliziotti,feriti fra le forze dell’ordine.

Ti chiedi se siano tornati gli anni di piombo: invece social e tv ampliano commenti imbecilli,di conduttori ,giornalisti,professoroni,che di quegli anni non sanno nulla.

I cortei di oggi degli studenti universitari sulla questione palestinese sono pacifici,corretti privi di qualsiasi arma impropria.

La dinamica è sempre la stessa,come quella di Pisa.

La testa del corteo,solitamente non molto lungo,ma coraggioso e vitale, arrivando a contatto con la polizia schierata con scudi e manganelli spintona i ragazzi in divisa,si prende manganellate,rifila qualche ombrellata,ma c’è solo voglia di protestare ,NON Di FARE del MALE.

Fuori dagli stadi,vedi derby capitolino,volano lacrimogeni e sassi alla ” c ‘eravamo tanto armati”: lì i fascisti sono in maggioranza.

Al di là della cronaca spicciola gli scontri di oggi,grazie a Dio,non mettono la vita di nessuno in pericolo anche se lo zelo di polizia e carabinieri e ‘naturalmente contro la sinistra dei collettivi.

L’ allarmismo si può comprendere all’ estrema destra: ne han fatte così tante,hanno ucciso così tanto negli anni dello stragismo,sono stati coperti così tanto da varie categorie di reazionari,che qualsiasi movimento di piazza li spiazza.

Il commento dei perbenisti invece è patetico e paternalista .

Per perbenisti intendo il moderatismo conformista della borghesia riflettente di centrosinistra che vorrebbe proteste con la carta bollata,qualche fiore di plastica,banchetti che raccolgono firme per qualsiasi cosa.

Che non ci sia il fascismo lo sanno tutti,ma che le contraddizioni si risolvano sempre con la rissa da talk show non interessa ai giovani che ancora si impegnano in politica.

26.4- Il 25 eravamo in centomila,: lotta continua vs.il governo più reazionario di sempre….

Eravamo in centomila a Milano,ieri 25 aprile.

Alla festa laica della democrazia la partecipazione è stata possente.

Le divisioni e gli incidenti fra frange di ragazzi Palestinesi, alcuni militanti dei Carc,non molti,e Brigata ebraica,e l’ intervento della polizia in piazza Duomo vicino al palco da dove parlavano le autorità, contro i contestatori della cerimonia ufficiale, non ha rovinato la manifestazione: alla fine la risposta della piazza al governo neofascista c’è stata.

Forse il problema sta nel fatto che i vincitori del 25 aprile, i partiti del movimento operaio, insieme a cattolici comunisti, socialisti, azionisti etc oggi hanno perso.

A questo proposito si legga l’intervista di Fausto Bertinotti sul Corsera dell’altro ieri, che rammentava che la sconfitta storica della classe operaia italiana è databile alla marcia dei 40.000 del 1980, contro l’occupazione della Fiat da parte del Pci di Berlinguer.

A dire il vero, secondo alcuni storici, il comunismo sovietico, motore del movimento operaio antifascista,uscito vincitore dalla guerra contro il nazifascismo, cadde già in disgrazia con l’Ungheria del 1956.

Per questo Meloni e gerarchi del populismo parafascista, possono permettersi di evocare libertà e diritti che loro non solo non hanno conquistato, ma hanno osteggiato con la violenza della reazione.

Negando l’evidenza della complicità del RSI con il nazismo.

Quindi ,”Ora e sempre Resistenza” per tutti, anche da parte Ucraina,con slogan tipo Mussolini uguale a Putin,oppure vs.Netanyau.

Che Putin sia un fascista,come i sacerdoti criminali di Teheran, come il colonialismo di Israele,per una parte consistente del corteo non era un’ eresia.

L’antifascismo, ovvio non può essere un calderone che tiene tutto e il suo aspetto retorico, fenomenologia di un eroismo partigiano, non è più sufficiente a tenere insieme la lotta contro il Male Assoluto.

Eppure l’ emozione del 25 aprile a Milano è  stata una botta di vita per sentirsi  più liberi.

Speriamo che il 25 aprile prosegua anche oggi….

Per me l’unica guerra giusta è quella contro il nazifascismo, che si nasconde fra gli oligarchi di Putin,i fondamentalisti di Hamas, la colonizzazione di Netanyau, i leghisti alla Salvini, i negazionisti alla Meloni – La Russa.

Quello contro gli sfruttatori è lotta implicita nell’ antifascismo reale,per chi non lo avesse ancora capito.

Milano,25 aprile 2024

24 .4- La Resistenza fu lotta armata vs. il nazifascismo…

Brano tratto da 1939 – 1945 il racconto della guerra giusta vol2 Pierluigi Raccagni

L’offensiva alleata cominciata il 4 aprile travolse le forze tedesche nei pressi del Po.

La 10a Armata tedesca agli ordini del generale Heinrich von Vietingoff, comandante del settore italiano dal marzo del 1945, dopo il trasferimento di Kesserling in Germania, non potè resistere a lungo.

Il 12 aprile, infatti, i polacchi presero Castel Bolognese.

Il 17 fu la volta di Imola, il 21 aprile fu conquistata Bologna.

Il 22 aprile venne sfondata la Linea Gotica.

Ma il 10 aprile era stata la resistenza a mettersi in moto per l’insurrezione generale.

La Direttiva n.16 del PCI, redatta da Luigi Longo e pubblicate sulla “Nostra lotta” erano una sentenza definitiva sul nazi – fascismo in Italia che non lasciava spazio a nessuna apertura diplomatica.

Nel documento, dopo un incitamento “all’assalto finale”, venivano indicate norme precise di comportamento per i militanti comunisti arruolati nella resistenza:

“Predisporre vere e proprie azioni insurrezionali;

iniziare gli attacchi in forze ai presidi nazifascisti e spingere a fondo la liberazione di paesi, vallate e intere regioni;

sviluppare azioni più ampie nelle città per la liquidazione dei posti di blocco, di sedi fasciste e tedesche, di commissari di polizia;

avviare lo sciopero generale insurrezionale”.

Nella seconda parte del documento si specificava la condotta da tenere davanti ad ogni forma di attendismo.

Era questa una sezione decisiva, che mandava praticamente a monte i tentativi dei moderati e degli Alleati di una consegna soft dei pieni poteri nelle mani delle armate inglesi e americane:

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accettare proposte, consigli, piani tendenti a limitare, a evitare, a impedire l’insurrezione nazionale di tutto il popolo.

Ma se, nonostante tutti i nostri sforzi, non riuscissimo, in simili casi, a dissuadere i nostri amici e alleati, noi dobbiamo anche fare da soli, cercando di trascinare al nostro seguito quante più forze possibili ed agendo sempre, però, in nome del CLN e sul piano politico dell’unione di tutte le forze popolari e nazionali per la cacciata dei tedeschi e dei fascisti e mettendo bene in chiaro che con la nostra attività noi ci proponiamo affatto degli scopi e degli obiettivi di parte…..”.

Cfr. Gianni Oliva, I Vinti e i Liberati, Milano 1994, pag.544.

Di fronte all’iniziativa di Mussolini di trovare in extremis una soluzione politica anche attraverso la mediazione della Chiesa, tramite l’Arcivescovado di Milano, il 12 aprile il CLNAI ribadiva che non era possibile nessun compromesso e ordinava al Corpo Volontari della Libertà di “procedere alla cattura di Mussolini, Pavolini, Graziani, Zerbino, Vidussoni, Ricci e altri tredici gerarchi del direttorio fascista”.

Il partito comunista, che controllava almeno il 40 per cento delle forze armate partigiane, ebbe un’importanza determinante nel non trattare coi fascisti.

Ma bisogna dire che anche il partito d’azione e i socialisti erano pronti per l’insurrezione finale.

Così come all’insurrezione non si opposero democristiani e liberali.

In Emilia la resistenza tedesca durò per circa una settimana, prima che le armate alleate entrassero a Bologna il 21 aprile con gli italiani della Legnano e i polacchi.

Sempre il 21 Ferrara insorse, Modena, Reggio, Parma furono liberate dalle forze patriottiche.

Seimila tedeschi furono imprigionati nella valle del Taro.

In Liguria la 5a Armata americana, dopo aver liberato Carrara, stava viaggiando in direzione di Genova.In Piemonte l’insurrezione fu preceduta da uno sciopero generale: il 18 aprile, a Torino , gli operai uscirono dalle fabbriche assaltando le sedi fasciste, i combattimenti furono aspri a Cuneo.

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