Ogni tanto il tasso di pauperismo viene aggiornato.

Il Bel Paese dalla storia millenaria e dalle menti vaste e multiformi, membro del G8, dispone di 14 milioni di poveri: la crisi economica da Covid nel 2020 ne ha aggiunti 5 milioni e mezzo ai già 8 milioni e mezzo esistenti nel 2019.

Almeno, secondo quello che ha pubblicato Repubblica ieri riportando pareri di esperti e sociologi.

Ma la notizia non è certamente questa.

La vera notizia è che a giorni alterni si grida alla recessione, all’impoverimento di masse incredibili di proletariato, allo sfruttamento di uomini e donne che fanno fatica a far mangiare tre volte i figli e poi…ci si butta su discoteche, piste da sci, cenoni natalizi, vacanze natalizie lecite o illecite in zone rosso, gialle, arancioni.

Certo, se non mantieni il consumo dei desideri, diventati strutturali e strategici come cantano le scimmie ammaestrate, nella povertà cadranno altre milioni di persone.

Ma la povertà, l’indigenza, il vivere nel terrore di non farcela a soddisfare bisogni fondamentali ( la salute,il lavoro, la scuola, la casa..) non sono una peculiarità italiana, vedi gli States e consolati.

Poveri ma belli allora, come nel dopoguerra, anche se la povertà di oggi è privazione del consumo, non certo quello di morire di fame, si dice.

Ebbene la Caritas è da anni che sottolinea che alle sue mense fa la fila una pletora di italiani e stranieri poveri, che non sanno cosa sia il superfluo.

E poi oggi la povertà non è dignitosa

E’ schifata, disprezzata come fosse una malattia, è considerata condizione da immigrato, migrante, tagliato fuori, un paria da scansare.

Anziani soli, bambini lasciati ai margini, donne che non riescono a campare anche se sfruttate con dieci ore di lavoro al giorno, portatori di handicap poco curati, rider che dormono in baracche e milioni di altre “CRITICITA’ ( vedi scimmie parlanti) non sono più gli invisibili, sono evidenti nella loro miseria.

Politici, sindacati, manager, classe dirigente pubblica e privata, redditieri, giornalisti della borghesia pensante, continuano nella recita del siamo tutti sulla stessa barca.

Balle.

I poveri non andranno a sciare comunque,

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