La famiglia Berlusconi ha lamentato a ragione la mancanza di privacy nella vicenda del padre Silvio colpito da covid 19 dopo le vacanze in Sardegna.

Non intromettersi nelle malattie altrui, non rispettare il dolore altrui non è di destra o di sinistra, è questione di civiltà e basta.

Ma i berluscones, non solo la famiglia, ma anche i giornali dell’ex cavaliere e i suoi portavoce ( Capezzone su tutti), forse hanno dimenticato quello che vomitarono sulla tragedia di Eluana Englaro, la giovane che era rimasta per 17 anni in vita allo stato vegetativo dopo un incidente stradale.

Quando la famiglia decise di sospendere la nutrizione forzata e l’accanimento terapeutico a Eluana l’Italia dove la vita è “sacra” sempre e comunque si scatenò in tutta la sua feroce violenza.

Il padre, che aveva condiviso la vita e la morte della figlia per 17 anni, fu dichiarato assassino non tanto da Berlusconi, che si limitò a dichiarare che la ragazza poteva anche avere un figlio, ma soprattutto dal fondamentalismo della cattiveria reazionaria dei servi di quel regime da soap – opera.

Per cui, come sempre,si pretende il massimo della correttezza umana quando si è colpiti personalmente, quando il mondo ti cade addosso anche se hai come medico personale il dottor Zangrillo.

Personalmente non auguro il male a nessuno,delegare al destino la giustizia nella morte è da falliti, da persone che odiano la vita in senso generale.

Ogni polemica ulteriore è pretestuosa e irrispettosa di Eluana Englaro e di tutti quelli che hanno subito la spettacolarizzazione della loro vita e morte per mano di media morbosi,meschini e senza anima.

Un ragione per vivere l’hanno tutti,una ragione per morire non è patrimonio delle reti Mediaset e affini.

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