Difficile pronunciarsi sull’ennesima rivoluzione tecnologica di questo secolo suggellata dall’emergenza sanitaria.

Se il lavoro a casa, il telelavoro, lo smart working è già operativo da diversi anni, la recente pandemia ha accelerato di necessità il numero dei lavoratori che hanno accesso al lavoro casalingo.

C’è chi è contento di non fare il pendolare, chi di alzarsi al mattino con più calma, chi di poter lavorare da una sdraio o un lettino sulla spiaggia etc: oppure chi non è per niente soddisfatto della solitudine da colletto bianco web.

Lo smart working indubbiamente promette grossi vantaggi economici, soprattutto alle multinazionali e alla grande industria monopolistica.

Riduzione del capitale fisso (meno uffici, fabbriche, computer, mezzi di produzione in genere) per un lavoro che rende liberi, apparentemente dal comando capitalistico sul lavoro, ma annulla ogni capacità di associazionismo dei lavoratori, ogni capacità organizzativa, ogni interscambio naturale e storico di chi presta l’opera.

Chi sogna che lo smart working possa inverare quello che Marx scrisse nell’Ideologia tedesca che in pratica l’umanità poteva nello stesso giorno fare più cose, libera dalla coercizione sul posto di lavoro, presuppone infatti la fine della divisione del lavoro manuale e intellettuale.

Cosa che lo smart working non solo non prevede, ma enfatizzando la parcellizzazione, crea il presupposto di invisibili pianeti di morti di fame.

Più che una nuova visione del mondo, lo smart working fa pensare al primo Blade Runner di Ridley Scott: in alto musica classica e tecnologia, in basso atomi impazziti in cerca di cibo.

Ma è ancora presto per parlare di un universo asettico, replicante, robotizzato,omologato ad un divenire cupo.

Il lavoro casalingo non riduce la giornata di lavoro, non la semplifica per le donne,non può riguardare chi vive in condizioni abitative disagiate, mette in crisi infrastrutture viarie,l’industria della ristorazione dei colletti bianchi…t…

Per ora, se lo smart working funziona, c’è solo da aspettare che funzioni sempre in bene; città più pulite,un po’ più vuote, un po’ più virtuali,ma meno inquinate dal CO2.

Città del futuro, più verdi, ma più nere di rabbia…

I pro e i contro della vita. Per ora.

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