Si è persa la memoria del “come eravamo”, oggi che si discute su Ong lecite, su invasione del continente europeo da parte di africani disperati.
Per poter ricostruire il paese dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale dal 1945 al 1970 milioni di italiani andarono a lavorare in ogni parte del mondo.
Erano italiani poveri, con tanti figli, di religione cattolica, analfabeti
Nelle miniere del Nord Europa ( oggi ricorre l’anniversario della tragedia di Marcinelle in Belgio),nelle fabbriche tedesche, al di là degli oceani la stessa storia: italiano buono, bravo, se lavora come una bestia e sta zitto. e suona il mandolino.
Non è un rigurgito di nazionalismo il mio.
E’la constatazione che se noi non ritroviamo le radici della nostra storia davvero non avremo futuro.
E’ consolatorio che in Italia ci sia un esercito del bene di sei milioni di persone che praticano volontariato, che siamo in prima fila nell’accoglienza in tutta Europa, che litighiamo fra noi sul come fare nel Mediterraneo.
Quello che non funziona è quando una parte del paese, di destra, ma anche di sinistra, si mette in mente di essere arrivato dove è ( fra le potenze mondiali del G8) dimenticando che per l’opinione pubblica europea, da Chiasso in su,noi rimarremo sempre inaffidabili, furbi,imprecisi:simpatiche canaglie, con l’ugola d’oro.
La caricatura dell’italiano medio in Italia è stata l’icona della commedia all’italiana, ma anche della tragedia italiana.
Quando ci guardiamo allo specchio e vediamo dei poveracci con quella faccia un po’ così, facciamo quello che d’abitudine fanno gli uomini ma non gli animali: rinneghiamo noi stessi, perchè ci vergognamo di come eravamo.
Se invece ne fossimo orgogliosi, non di essere stati poveri ma belli, ma di essere ancora liberi dai pregiudizi faremmo di più per tutti.
Soprattutto per noi stessi.
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